presidi contro gli sfratti

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lunedì 17 agosto 2015

Protesta al villaggio Tav: “Per lasciare i container dateci case decenti”

 
Protesta al villaggio Tav: “Per lasciare i container dateci case decenti”

I residenti contestano le alternative. La replica dell’assessore: “Sono agibili, sbagliato non accettarle”

Domenica il pesidio in dei residenti davanti al Villaggio Tav di via Alberto da Giussano

11/08/2015

ROBERTO LODIGIANI

NOVARA

Vorrebbero abbandonare i container del campo Tav-villaggio Emmaus ma i residenti sostengono che le alternative che gli vengono proposte sono spesso alloggi non abitabili. A Khalal Abdelmajid con moglie e due figli è stato offerto l’alloggio al pianoterra di via Fratelli di Dio: «Ho fatto le fotografie a quell’appartamento e ho chiamato l’Asl per un sopralluogo - dice -. L’esito è stato che 45 metri quadrati sono sufficienti per 3 persone. Inoltre la presenza di muffa e umidità denota carenza igienica». Molisny Bouabid ha visionato l’appartamento di via Bonola: «L’intonaco era cadente e non me la sono sentita di trasferire in modo permanente la famiglia. Così sono rientrato alla Tav. La risposta alla mancata accettazione è stata la rimozione dalla graduatoria e lo sfratto pure dalla Tav». La situazione di Haddane Radouane coinvolge anche il padre invalido dopo un incidente in motorino: «Mio padre è alla casa di riposo “I Tigli”. Aveva un lavoro all’Esselunga di Biandrate. Ora con mia mamma e mio fratello più piccolo abbiamo avuto lo sfratto dalla Tav malgrado da due anni ci abbiano promesso una casa». La disponibilità di Lotfi Aissaoui è totale: «Mi diano un alloggio da sistemare. I lavori edili li faccio gratis con le mie mani».

Youssef Sbiri: «Perché gli alloggi migliori vengono assegnati a coloro che sulla base della Isee non ne avrebbero diritto?». Kalid Hammada chiede aiuto: «Ho avuto una emorragia cerebrale e sono stato in ospedale per mesi. Dopo lo sfratto da corso Torino sono stato internato con la mia famiglia al campo Tav. Da 18 anni pago i contributi sulla mia attività lavorativa da giardiniere. Credo di essermi meritato un aiuto in un momento di difficoltà». L’assessore comunale Elia Impaloni: «Le case offerte e rifiutate non erano inagibili. Una delibera apposita dell’Atc specifica che vista l’emergenza casa attuale avrebbero assegnato anche a nuclei di 4 persone alloggi con metrature leggermente più ridotte. Rifiutare un alloggio, nel momento in cui vivi in una situazione abitativa di estrema emergenza, è una scelta impropria. Accettare poteva significare anche fare domanda di trasferimento successivamente in un alloggio più consono».  

 
“Ecco perché hanno rifiutato gli alloggi offerti dal Comune”

Novara, la risposta dopo la protesta di alcuni abitanti del villaggio Tav: c’è chi non ha nemmeno visionato l’alternativa ai container

Alcuni dei container del villaggio Tav

15/08/2015

ROBERTO LODIGIANI

NOVARA

Al servizio «Casa e patrimonio» del Comune di Novara, guidato dal dirigente Marco Brusati, l’hanno definita «Operazione giustizia sociale». Si tratta di offrire aiuti concreti alle famiglie in difficoltà economiche così da permettere loro di lasciare i container del Campo Tav-Villaggio Emmaus e trovare una sistemazione in case di edilizia pubblica o privata. Le offerte però non sempre vengono valutate positivamente e c’è anche chi si concede il lusso di rifiutare. «Alcuni nuclei familiari - dice il dirigente Marco Brusati - in precedenza erano risultati assegnatari di alloggi di emergenza che però hanno rifiutato per motivazioni tra le più varie. Due adulti e un minore, avrebbe potuto occupare l’alloggio di emergenza in piazza Tornielli 5 di 2 vani più servizi: ha preferito rifiutarlo senza nemmeno visionarlo e senza fornire alcuna spiegazione».  

«Avrò paura dei ladri»

Altro caso: «Alla famiglia Housni, 2 adulti e 3 minori, è stata assegnata l’abitazione in via Bonola 20 di 3 vani più servizi: dopo il sopralluogo ci è giunto un rifiuto scritto perché i locali sono “al piano rialzato e la moglie teme che di notte, quanto il marito lavora, entrino i ladri”». Il campionario dei dinieghi è sconfinato: «Il nucleo familiare El Melhaouy, 2 adulti con 2 minori, ha rinunciato alloggio di emergenza in via Fratelli di Dio 6 di 2 vani oltre servizi scrivendo che la superficie disponibile sarebbe troppo piccola». 

«Qui manca l’ascensore»

I Sassi, 3 adulti e 2 bambini, assegnatari di alloggio di emergenza di 3 vani in via San Bernardino da Siena, hanno rifiutato per iscritto perché doveva andare al 4° piano senza ascensore e nel nucleo familiare ci sarebbe una persona di 64 anni con patologie invalidanti. Questo senza però produrre la documentazione che attesti l’invalidità e non fornendo la certificazione Isee». Khalal (2 adulti con 2 bambini) ha avuto a disposizione due appartamenti di emergenza, in piazza Santa Caterina (2 vani) e successivamente in via Fratelli Rosselli (2 vani). La prima soluzione abitativa è stata rifiutata per iscritto perché scomoda per mandare a scuola i bambini. Il secondo alloggio non andava bene per la presenza di muffa sebbene l’Asl l’avesse dichiarato agibile. 

Riassegnazioni e altri aiuti

Entrambe le case sono state riassegnate e quella di via Fratelli Rosselli è andata a una famiglia italiana: «Vengono rigettate le case di emergenza ma anche quelle cosiddette popolari: «Il signor Bouctifa - dice il dirigente Brusati - ne era assegnatario e con possibilità di scelta della tipologia. Seppur sollecitato più volte per iscritto, non ha mai prodotto la documentazione prevista per l’assegnazione e non si è mai presentato». Ci sono diverse opportunità per abbandonare i container della Tav: «Haddane ha reddito Isee basso e non è stata emessa decadenza. Si sta valutando l’accompagnamento per trovare un alloggio sul mercato privato utilizzando i contributi regionali e integrativi comunali. La madre si è detta favorevole. Negli ultimi due anni il Comune ha integrato la retta per ricoverare il padre invalido alla residenza Ai Tigli. Sbiri ha presentato un documento Isee con cifra alta: non gli consente di rimanere alla Tav. Lo assistiamo per una sistemazione privata, supportando il pagamento dell’affitto con contributi regionali e comunali». Altri resteranno all’area ex Tav: «Khalid e Lofti hanno un reddito Isee basso. Potranno tranquillamente rimanere nelle unità abitative di via Alberto da Giussano».